Nato da un forte legame con la figura del giornalista e scrittore Tiziano Terzani, il Festival vicino/lontano si svolge ogni anno a Udine, dal 2005, nel mese di maggio.
Incontri, dibattiti, conversazioni, conferenze, lezioni, letture, mostre, spettacoli e proiezioni occupano per quattro intense giornate il centro storico della città e alcuni dei suoi edifici più suggestivi.
Studiosi, giornalisti, scrittori e artisti di prestigio internazionale si confrontano tra loro e con il pubblico per analizzare, da punti di vista diversi, i processi di trasformazione in corso nel mondo globalizzato, in campo economico, sociale, culturale e geopolitico, allo scopo di indagarne le ragioni, i meccanismi, i significati, le prospettive.
Perché vicino/lontano?
“Vicino” e “lontano” non sono soltanto indicatori geografici e multiculturali di una situazione planetaria che deve ormai bruciare le distanze e avvicinare i mondi, comparare le diversità dei discorsi, siano essi economici o filosofici, sociali o esistenziali, alla ricerca di una lingua comune o che possieda qualcosa di comune in grado di orientarci un poco nello spaesamento generale. “Vicino” e “lontano” vorrebbero essere anche una bussola individuale, appunto la condizione critica che ha a che fare con ciascuno di noi e che pone a ciascuno la difficoltà di “abitare la distanza”, insomma – se ci riuscissimo – di non restare schiacciati e inerti sotto il peso della logica mediatica e omologante.
Pier Aldo Rovatti, filosofo, membro del comitato scientifico
L’aggressione dell’Ucraina ci ha mostrato il volto più arretrato, violento e barbarico del potere, che la parte di mondo che chiamiamo Occidente aveva da tempo rimosso. Ma nel frattempo forme meno evidenti di soft power si erano già insinuate progressivamente nelle pieghe della rivoluzione tecnologica, tanto da rendere quasi impossibile individuare chi e come condiziona e determina i grandi eventi del mondo e della storia, con ricadute significative nelle nostre vite.
Così, in un’epoca che ormai molti osservatori definiscono “post-globale”, ci accorgiamo che gli scenari del potere hanno subìto una profonda metamorfosi, mutando modalità, forme, dinamiche, luoghi, soggetti. Quale ruolo effettivo hanno avuto le nuove tecnologie informatiche nel trasformare questo quadro? Attraverso quali passaggi? Con quali attori? Per quali interessi? Con quali rischi per le democrazie liberali che si fondano sulla visibilità, sulla trasparenza e sulla controllabilità del potere?
Mentre vanno affermandosi nel mondo leadership “carismatiche” e “seduttive”, come esercitare un efficace controllo democratico, evitando il rischio di derive autoritarie? È sufficiente la diffusione dell’istruzione, del pensiero scientifico e dei “saperi esperti”, a fronteggiare i tradizionali poteri politici ed economico-finanziari, mentre i nuovi giganti del web, padroni delle tecnologie e dell’intelligenza artificiale, in un intreccio non sempre decifrabile tra stato e mercato, economia e politica, stanno costruendo (quanto arbitrariamente?) il mondo che verrà?
E ancora:
Come usare gli anticorpi del potere democratico per sconfiggere i poteri illegali delle mafie e delle diverse organizzazioni criminali?
Perfino nella vita quotidiana sono logiche di potere quelle che governano le nostre relazioni di prossimità: nella coppia, in famiglia, sul lavoro, nei rapporti sociali e inter-generazionali. Quando queste dinamiche rischiano di diventare patologiche? Come evitarlo?
Eppure ci sono persone, troppe, che rimangono escluse perfino da ogni logica di potere. Sono i senza-potere: i disoccupati, spesso i giovani, ma soprattutto i migranti, i marginali, gli ultimi, gli invisibili… Come dar loro voce in una società che voglia essere più giusta e solidale?
E infine:
La parola “potere” è anche un verbo: fonda una speranza nella possibilità di scegliere: è ormai a tutti evidente chela scelta più urgente e più impegnativa che dobbiamo oggi compiere è uscire dall’indifferenza e dall’impotenza riguardo l’ineludibile questione dell’emergenza ecologica. Come gestire le risorse ambientali, come compiere una transizione ecologica verso un mondo migliore, più rispettoso degli ecosistemi naturali, da cui dipende la vita degli esseri umani sul pianeta, in funzione di una società globale meno diseguale, più giusta?
Forse un’alternativa c’è, e ciò che pensavamo impossibile può diventare possibile.