ore 18:00 Piazza Matteotti – Anteprima e presentazione nuovo CD per Udin&Jazz
GAETANO VALLI “Hallways” Remembering Jim Hall
Gaetano Valli, Sandro Gibellini, Fulvio Vardabasso, chitarre / Flavio Davanzo, tromba / Alessandro Turchet, contrabbasso / Aljosa Jeric, batteria
È un ispirato tributo a Jim Hall, uno dei padri del Jazz moderno, il nuovo progetto di Gaetano Valli, di imminente uscita per la Jazzy Records, dal titolo “Hallways”. Il lavoro porta la firma di uno tra i più noti chitarristi e compositori, conosciuto sia in Italia sia nella scena mitteleuropea per la sua trentennale attività di bandleader, didatta e divulgatore competente e appassionato dei mondi sonori, compositivi e strumentistici della chitarra. Un musicista dallo sguardo colto e dal fraseggio raffinato, un esploratore di “suoni e luoghi” (che è anche il nome di uno dei suoi lavori più fortunati) saldamente ancorato all’estetica del modern Jazz mainstream che ha sempre inteso la chitarra non come uno strumento di autoreferenziale espressione virtuosistica, quanto come un mezzo espressivo per condividere coralmente “le corde“ della propria visione musicale in formazioni di diversa natura, dal duo all’orchestra. Un modo di intendere la chitarra nel Jazz fortemente influenzata da Jim Hall, appunto, ed è proprio questa raggiunta maturità e consapevolezza, aldilà dell’omaggio al Maestro, che l’album vuole in qualche modo celebrare. Il lavoro si avvale di un cast particolare, che mette insieme musicisti di diversa età ed estrazione, tutti però accomunati dal profondo amore e rispetto per il ruolo che Jim Hall ha avuto nella storia del Jazz.
ore 19:30 Piazza Matteotti
FRANCESCO BEARZATTI “Dear John” (open letter to Coltrane)
Francesco Bearzatti, sax / Roberto Gatto, batteria / Emmanuel Bex, organo Hammond
Dopo la morte di John Coltrane, avvenuta il 17 luglio 1967, il mondo della musica si è tutto sintonizzato sul suo stile del periodo di mezzo: quello del quartetto modale, il più accessibile ed euforico, profondamente legato ad un impulso spirituale. Questo stile è diventato parte del linguaggio jazzistico ed è spesso ridotto a pura formula. È per questo che Francesco Bearzatti (1966) ha cercato di immaginare un omaggio a John Coltrane. Perché Bearzatti viene stilisticamente da un mondo piuttosto lontano e vive un diverso rapporto tra la musica e i valori civili. Eppure, come sax tenore non può non fare i conti con Coltrane, con la sua energia, con la sua alta aspirazione spirituale, con la lucida apertura di ricerca. Per questo, l’omaggio di Bearzatti a Coltrane non può che essere personale ed eccentrico, fin dalla scelta della formazione, un trio rhythm’n’blues (il sound con cui Coltrane è maturato), insieme a due maestri come l’eclettico organista francese Emmanuel Bex (1959) e il batterista Roberto Gatto. Ci sono tutte le premesse per affrontare una pagina nuova su Coltrane.
ore 21:30 Corte Palazzo Morpurgo – Nuovo progetto, per la prima volta in Italia
SHABAKA AND THE ANCESTORS “Wisdom of Elders”
Shabaka Hutchings, sax tenore / Mthunzi Mvubu, sax alto / Siyabonga Mthembu, voce / Ariel Zomonsky, basso / Tumi Mogorosi, batteria / Gontse Makhene, percussioni
Shabaka Hutchings, sassofonista e compositore della scena jazz londinese, nel 2016 registra insieme alla band di musicisti sudafricani The Ancestrors l’album “Wisdom of Elders”. Le composizioni dell’opera sono articolate e spesso sviluppano i temi in modo libero, creando una sorta di “afro-futurismo”, Shabaka non è solo un sassofonista, e gli Ancestors non sono soltanto la sua band, tutti i componenti sono gli agitatori principali di una scena che parte dalla tradizione e arriva diritta ai giorni nostri. Sulla gloriosa parabola del jazz sudafricano si potrebbe scrivere un’enciclopedia, anche solo per smentire le teorie che vogliono catalogare il genere come puramente americano, almeno sino agli anni ’60. A Città del Capo e Johannesburg, infatti, si parlava di ministrel show addirittura nella seconda metà dell’800 e già negli anni ’30 e ’40 era giunta a maturazione una scuola locale dotata di una certa personalità. Il trentaduenne londinese Shabaka Hutchings conosce piuttosto bene queste vicende e, ancora meglio, la conoscono il trombettista sudafricano Manda Mlangeni e i suoi Ancestors, una band che mostra per l’ennesima volta come il jazz stia cercando e trovando, con una certa naturalezza, nuove forme di espressione. Non è sbagliato pensare che molte fra le novità più significative stiano sbocciando in un contesto oramai estremamente fluido, e sempre più orientato verso un’estetica globale. Le composizioni del gruppo sono articolate e spesso eludono le consuete dinamiche, sviluppando i temi in modo libero, tanto nei solo quanto nei numerosi passaggi all’unisono. In più luoghi, si avverte l’eco della kwela, musica da strada per flautini e strumenti a fiato, squillante dal vivido impatto melodico, che qui viene rielaborata in un discorso di grande complessità.